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E Successo a Contanimazioni2018
Gjis Van Wulfen e la formula per il successo: innovazione attivata al momento giusto, coraggio di spingersi oltre per superare le trappole dellabitudine, creatività e impegno di gruppo.
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Quando parliamo di errore, di cosa parliamo?
Il 15 giugno 2017, nella bella cornice di Casa Lago a Milano, si è svolta la prima edizione di ContAnimazioni.
Abbiamo raccontato dellerrore insieme ai nostri relatori deccezione e a un pubblico numeroso, coinvolto e partecipe. -
Quando parliamo di errore, di cosa parliamo?
Non tutte le ciambelle escono con il buco Chi fa falla, chi non fa sfarfalla Sbagliando simpara.
I proverbi popolari, così come i grandi pensatori, ci insegnano che lerrore è un aspetto ineliminabile del fare delluomo e può svolgere una funzione positiva. Eppure la maggior parte delle persone sperimentano lerrore come unesperienza negativa. Abbiamo comunque paura di sbagliare, anche se siamo consapevoli che attraverso lerrore possiamo scoprire qualcosa di nuovo, ad esempio un nuovo modo di fare la stessa cosa, più veloce, più piacevole o più fruttuoso.
Il fatto è che cadere nellerrore espone al giudizio sociale, può suscitare sentimenti di vergogna, di timore del giudizio dellaltro, avere quindi un impatto emotivo individuale molto forte che non consente di vedere nellerrore altro che la dimensione di sciagurato inciampo.
Anche la dimensione del tempo gioca un ruolo determinante nel modo di vivere lerrore.
Cosa succede quando ci rendiamo conto di aver sbagliato?
Di fronte a noi si apre un bivio: o torniamo alla situazione di partenza e cerchiamo di ripristinare quello che cera oppure proviamo ad andare avanti, sperimentiamo lincertezza, camminiamo sulla strada sconosciuta per scoprire dove ci porterà.
Di fatto lerrore ci mette a confronto con lesperienza interiore del tempo, come ci spiega il filosofo E. Husserl. Se mi attivo per riparare allerrore cercando di cancellare il mio sbaglio e riprendere da dove ero partito, possibilmente senza che nessuno se ne accorga, porto il mio sguardo al passato, tendo a voler ritornare nel noto e a ripercorrere la solita strada. Possiamo dire che in questo modo vince labitudine, spinta dalla mia immagine pubblica da difendere. Uno sguardo rivolto al passato non potrà però mai essere uno sguardo creativo e innovativo. E uno sguardo centrato solo su di sé, sul proprio mondo interiore che in questo caso mescola vergogna e paura.
Se invece decidiamo di prendere laltra strada, di provare a capire cosa ci sta raccontando lerrore di interessante, vuol dire che il nostro sguardo va verso ciò che sta davanti a noi ma che ancora non conosciamo, il futuro appunto. E incerto, rischioso ma generatore. Su questa strada si trovano le novità, le idee. Il nostro sguardo non si rivolge al nostro interno dominato da un Io arroccato, ma allesterno, sta in un atteggiamento di apertura. Radura è chiamata da M. Heideger, intesa come lo spazio in cui «liberare, affrancare, portare allaperto» le cose.
Allora possiamo comprendere il doppio significato di errare, inteso come sbagliare ma anche come andare qua e là senza meta certa.
Una volta che ci siamo resi conto di aver sbagliato, possiamo scegliere quindi se girarci per tornare indietro cercando di cancellare le nostre tracce o se proseguire per approdare a un nuovo approccio, metodo, idea
E trattandosi di fare una scelta davanti a un bivio, abbiamo a che fare con la responsabilità individuale.
Lerrore ci mette nei guai. Ci lancia un guanto di sfida. Sollecita la responsabilità. Apre spiragli di mondi diversi. Mette in crisi quello che cè.
Per questo ci sembra interessante guardarlo con occhi diversi.
Disincantati, non retorici, ma curiosi.
Sullerrore, per noi, vale lo stesso ragionamento che fa Gianni Rodari, a proposito della grammatica della fantasia, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo
Laura Rossi, co-founder di Evidentia
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